MAIS OU SONT LES NEIGES D’ANTAN?

Ecco un altro racconto di Renato Cresta che ci parla di neve o, meglio, della neve che fu.

I cambiamenti climatici sono sotto gli occhi di tutti e le (scarse) precipitazioni nevose purtroppo fanno parte delle conseguenze dovute al riscaldamento globale.

Ne abbiamo parlato alla Conferenza dello scorso 8 febbraio con Federico Grasso: anche se alcune conseguenze dei danni che l’uomo ha provocato sono irrevocabili, altre (le peggiori) possono ancora essere fermate. Dipende tutto da noi, dalle nostre scelte e dunque dalle scelte che sapremo chiedere ai Governi. E’ possibile agire e dobbiamo agire subito.

comitato scientifico sezionale

Buona lettura!
Francesca Fabbri

 

Mais ou sont les neiges d’antan?

 

Non sono stato colto da improvvisa passione per la lingua francese (che mi è sempre piaciuta), ma ho preso a prestito da François Villon il ritornello della sua Ballade des dames du temps jadis per chiedermi dove sono finite le nevi del passato.

Cosa c’entrano les dames du temps jadis con in miei ricordi?

C’entrano, e vi spiego perché: Il Principe chiede al suo menestrello dove siano finite le dame del tempo che fu, ed elenca dame della storia, della leggenda, della tradizione ed il suo menestrello altro non riesce a dire al suo principe che la sua domanda troverà risposta solo in una nuova domanda, Mais où sont les neiges d’antan ?

E questa domanda, con il suo melanconico ed enigmatico ritornello, esce dal concreto e richiama la fuga del tempo ed il destino degli esseri umani

Ecco, la memoria mi riporta au temps jadis, al tempo in cui potevo andare in giro per Genova con il tram, rumoroso, mentre ora devo prendere l’autobus, che non solo è più rumoroso ma è pure puzzolente. Voglio parlare di quel tempo in cui, quando avevo fretta, invece di prendere tram o autobus, andavo a piedi.

Penso a questo e, come il principe della poesia di François Villon, anch’io pongo una domanda, ma non m’importa nulla delle dame del tempo che fu, voglio sapere dove sono le nevi della mia giovinezza, le nevi che ho pestato quando non avevo neppure vent’anni e che cadevamo abbondanti persino sui monti dell’entroterra di Genova.

Voglio sapere dove sono finite le nevi senza piste di località senza impianti e senza turisti, le nevi che attendevano solo me e qualche amico, le nevi che non mi chiedevano di essere bravo sugli sci e che, quando cadevo, cedevano gentilmente per assorbire l’impatto e poi, perché mi ricordassi di loro, s’introducevano nelle tasche e mi solleticavano le gambe con un brivido di freddo.

E Villon mi risponde:

Prince, n’enquerrez de semaine

Où elles sont, ni de cet an,

Que ce refrain ne vous remaine:

Mais où sont les neiges d’antan? 

E, come il Principe, anch’io resto con l’insoddisfazione di una risposta che è invece una domanda:

Prence, non chiedete questa settimana

E neppure quest’anno, dove sono,

Che sol questo ritornello sentireste:

Ma dove sono le nevi del tempo che fu? 

Poi penso a George Brassens, che ha messo in musica l’intera ballata, tale e quale, modificandone solo il ritornello in:

Mais où sont mes jeux d’enfant?

 Il che, per me, è poi la stessa cosa, la neve e lo sci erano solo un nuovo gioco per un bambino ormai cresciuto.

Poi, un giorno, scopro Eloy d’Amerval che nel suo Libro della Diavoleria ha trovato la risposta alla domanda, una risposta brusca, quasi brutale, definitiva:

Mais ou sont les nesges d’antan ?
Ilz sont passez, eulx et leurs jours.
Ilz sont bien loing, s’ilz vont tousjours.

E cerco di tradurre un francese del XVI secolo:

 Ma dove sono le nevi di un tempo?

Sono passate, esse ed i giorni loro.

Sono ben lontane, andate per sempre.

Già, sono andate per sempre le nevi sulle quali andavo

Su a lisca di pesce, giù come mi riesce.

 

 

 

 

 

 

 

Macugnaga, aprile 2011

 

Nato a Genova nel 1936, Renato Cresta a vent’anni decide di abbandonare la vita di città e di andare a “vivere in montagna, vivere di montagna, vivere la montagna”. Si arruola nelle Truppe Alpine e vi rimane per otto anni, raggiungendo il grado di Capitano e conseguendo i brevetti di Istruttore militare di sci, di alpinismo e di paracadutismo. A trent’anni lascia l’esercito e vive di montagna dirigendo impianti sciistici.

A quarant’anni si dedica alla libera professione: Maestro di sci di fondo e di discesa, Esperto di nivologia e come tale iscritto nell’Elenco dei Periti e degli Esperti della CCIAA del VCO, Guida Naturalistica del Parco della Val Grande, docente per infiniti corsi.

Cresta è considerato uno dei principali esperti di nivologia a livello internazionale. Nel 2013 ha pubblicato “Neve, compendio di nivologia”: un testo ritenuto unanimemente l’opera piu’ completa in materia in lingua italiana.

Nel novembre 2022 esce la nuova edizione di “Neve – Compendio di nivologia”: un testo scientifico e poetico allo stesso tempo con il quale l’Autore dona generosamente al Lettore tutta la sua esperienza che, sapientemente mescolata con una magistrale e approfondita conoscenza, si pone l’obiettivo di condurre il frequentatore della montagna innevata davanti alle proprie responsabilità e alle proprie scelte.

 

Condividi questo articolo