La ballata dei giorni perduti 

Ecco un altro dono che l’Amico Renato Cresta fa ai Soci di Sampierdarena: in un pomeriggio di “neve svogliata“ che “cade con indolenza”, in quel limbo di confine che si trova tra il sonno e la veglia avviene l’incontro del Capitano con i suoi ricordi di giovinezza. Sono i ricordi più cari, quelli che parlano di montagna, fatica, persone e cose tanto semplici quanto preziose (l’acqua).

E così l’emozione del ricordo si fa parola, tradotta dal pestellare delle dita sulla moderna tastiera: ecco il cuore e la testa che nuovamente, negli scritti dell’Amico Renato, si prendono per mano e ci vengono incontro.

Ciascuno di noi si porta dentro sogni e malinconie, giorni perduti e desideri e progetti.

Grazie Renato per la tua gentile e attenta generosità.

comitato scientifico sezionaleBuona lettura!
Francesca Fabbri

 

Due parole a chi mi legge

Mi è capitato, un giorno di poco tempo fa, un giorno di neve svogliata, di neve che cade con indolenza e riesce appena ad imbiancare il suolo, di piantare lì tutto e sedermi sul divano accanto al camino acceso.

Non ci ho messo molto a prendere sonno ma, dopo neppure mezz’ora sento una voce che ripete parole che sembrano versi, versi mai letti od uditi. Resto qualche momento in ascolto e poi mi sveglio: mi rendo conto che nessuno parla, è solo la mia mente che mi recita qualcosa di nuovo.

Mi alzo e mi metto al computer ed in neppure venti minuti, come se avessi scritto sotto dettatura, compare sullo schermo “qualcosa” che non è certo poesia, ma neppure prosa.

Rileggo, ritocco e … no, non lo butto nel cestino: salvo quel “qualcosa”.

Qualche giorno dopo riprendo in mano i racconti già pronti per scegliere quello che spero possa essere gradito ai lettori della Rivista do CAI de Sanpedên-a e mi riappare l’ultimo scritto. Lo rileggo: Beh, me diggo,‘na poesia a l’è n’atra cösa, ma questa a l’è n idea. È un’idea che mi è sorta in mente senza che io la pensassi: io pensavo di raccontare cose passate, di quei giorni lontani, finiti, andati per sempre, e sono comparsi proprio loro: i giorni perduti della mia giovinezza.

Dedico a voi quei giorni perduti, a voi lettori che, come mi ha fatto sapere Francesca, vi siete espressi con parole di grande gentilezza, di sincera cordialità nei miei confronti.

 Renato

La ballata dei giorni perduti

Oltre la finestra
vedo bianche farfalle
che ondeggiano in cielo,
in cerca di un fiore
su cui riposare.

Sarà un giorno perduto
“quest’oggi di neve”
che trascorro seduto
accanto al camino
che mi fa compagnia.

Nella fiamma,
che danza e lampeggia,
rivedo giorni di sole
trascorsi in cammino
su monti pelati.

Giorni perduti
discosto dalla città,
dal lavoro noioso,
dal rumore stordente
del traffico incessante.

Giorni perduti
a camminare, sudare,
ed una borraccia
che porto alla bocca,
in attesa con labbra d’amante.

Giorni perduti
nella nebbia che monta
e mi fa solitario
anche se accanto
ho compagni fedeli.

Giorni perduti
nel vento impetuoso
che filtra sotto il vestito
e m’intirizzisce
con carezze di gelide mani.

Giorni perduti
nella pioggia sferzante,
… e quella ragazza
che apre lo zaino
e schiude un ombrello.

Giorni perduti
quando mi chiama
e mi invita al riparo,
mi invita ad unirmi
sotto quel telo disteso.

Giorni perduti
a lei allacciato,
ed io che mi chiedo
se quella è una scusa
per un abbraccio più stretto.

Giorni perduti
della mia giovinezza,
di quel tempo passato
in cui da tutto e da niente
ero sedotto, stregato.

Giorni passati,
andati per sempre
dissolti nel tempo,
rimasti soltanto nella memoria
di una ballata dei giorni perduti.

Macugnaga, 28 febbraio 2023

 

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