FANTASMI DI GHIACCIAI ALEGGIANO SULLE ALPI

C’era una volta, tanto tempo fa…” un antico e grande ghiacciaio che con il suo ingente peso ha modellato il paesaggio che noi oggi vediamo.

Solo che questa storia non è una favola ma una ricostruzione scientifica che partendo dal paesaggio attuale immagina quello che vi era prima, tanto tempo fa.

Ecco dunque un nuovo articolo del professor Enrico Martini: una minuziosa descrizione di quello che è stato, descrizione resa possibile dall’osservazione consapevole del paesaggio che possiamo vedere oggi.

Buona lettura!
Francesca Fabbri

FANTASMI DI GHIACCIAI ALEGGIANO SULLE ALPI

Enrico Martini

 

Ho già avuto occasione di ricordare che nell’ultimo milione di anni quattro volte sulla Terra si estesero, fino a modeste latitudini, imponenti ghiacciai; l’ultimo massimo dell’ultima “glaciazione”, quella di Würm, si verificò circa 20.000 anni fa. Numerose tracce di eventi così remoti sono ancora presenti ma a volte risultano poco appariscenti perché altri mutamenti sono avvenuti dove, in precedenza, i ghiacciai imperavano. Partiamo dalla parte in alto a sinistra di questa cartina.

                                             Carta stradale e turistica “Italia centro nord, 1: 500.000”. T.C.I.

La valle del torrente Cismon venne scavata da un ghiacciaio che scendeva da Passo Rolle verso sud (e aveva una lunghezza di una quarantina di chilometri); il suo destino era confluire in un braccio del ghiacciaio del Piave che, distaccatosi dal fiume di ghiaccio principale che passava dove ora troviamo Vittorio Veneto, scendeva lungo tutto il Vallone Bellunese per deviare poi verso la pianura veneta ad est di Feltre.

All’altezza del paese di Fonzaso il ghiacciaio di Passo Rolle doveva presentare uno spessore di 400-500 metri, notevole, considerato che il ghiacciaio decorreva in direzione sud.

Esaminiamo l’immagine nella pagina successiva: gli edifici che vedete sullo sfondo appartengono proprio a Fonzaso. Potreste formulare un’obiezione: che la valle presenti una sezione ad “U” tutt’altro che perfetta …

Tenete presente che il fondovalle risulta piatto, e sopraelevato rispetto al primitivo solco vallivo, perché il ghiacciaio, scomparendo, deve aver abbandonato un’enorme quantità di massi caduti sulla sua superficie chilometri a monte, trasportati in basso prima che il fiume di ghiaccio scomparisse. Altri detriti devono essere stati fluitati e abbandonati dal torrente Cismon (che scorre sul fondovalle), specie durante le piene.

Molte valli alpine mostrano una sezione ad “U” solo in corrispondenza dei versanti che le delimitano: il fondovalle appare piatto, orizzontale. Uno degli esempi più evidenti è quello della Val d’Ossola, in cui scorre il fiume Toce, aprendosi la strada tra centri abitati e detriti, abbandonati dal ghiacciaio e da corsi d’acqua, ormai celati soprattutto da lembi di vegetazione boschiva, prativa e da coltivazioni.

Esaminiamo il crinale che scende verso il basso (immagine nella pagina successiva): vi ho individuato una decina di antichi livelli incisi dal ghiacciaio sulla valle prima che questa venisse ancor più profondamente scavata. Quale doveva essere lo spessore del ghiaccio nei periodi più freddi! L’immagine è significativa anche perché mostra pareti rocciose verticali praticamente lisce: quale azione può averle “piallate”? Ovviamente quella di un fiume di ghiaccio che lentamente scendesse obbedendo alla forza di gravità.

Altro elemento probante dell’esistenza remota di un ghiacciaio in questi luoghi è la presenza di pendii inclinati laterali, che partono dal fondovalle (nell’immagine visibili quelli sulla sinistra orografica): oggi appaiono colonizzati da lembi boschivi; corrispondono ad una morena laterale, in parte obliterata da frane discese dall’alto quando il ghiacciaio era scomparso. Ho già avuto occasione di elaborare un articolo sulla presenza di certe frane ciclopiche successive alla scomparsa di ghiacciai, dovute al fatto che un ghiacciaio incide una valle ma, finché permane, con la sua massa mantiene bloccati i versanti e ne salva temporaneamente l’integrità complessiva. Nell’immagine seguente ecco due frane, discese sulla morena laterale; le frecce orizzontali individuano la morena, quelle oblique le frane: in corrispondenza della freccia di sinistra, in alto, si nota la nicchia di distacco del materiale franoso, in basso il corpo di frana.

Un’altra dimostrazione dell’antica esistenza di un ghiacciaio in questi luoghi è data dalla presenza di vallecole scavate ai lati della valle principale quando il ghiacciaio incontrava rocce più facilmente erodibili. Eccone due esempi.

Nell’immagine precedente si notano anche collinette costituite da lembi di morene trasversali, colonizzate da vegetazione arborea, la cui continuità è stata interrotta dall’erosione operata da acque torrentizie. Concludo con un’immagine della città di Feltre e delle propaggini meridionali delle Dolomiti Bellunesi.

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