Cattura del Varenna dal Gandolfi

Vi proponiamo un nuovo articolo del professor Enrico Martini, corredato da fotografie scattate dallo stesso proprio in questi giorni in occasione della sua venuta a Genova per la conferenza “Val d’Ossola: Monte Rosa e altre meraviglie” che si è svolta al Centro Civico Buranello l’11 maggio scorso in collaborazione con Pro Natura Genova.

La cattura fluviale è un fenomeno geomorfologico che si verifica quando un corso d’acqua viene deviato dal proprio alveo originario.

Questo può capitare per svariate ragioni. I fenomeni di cattura fluviale, aumentando la portata del corso d’acqua che ha operato la cattura stessa, ne possono aumentare la forza erosiva accelerando così la formazione di gole e canyon. Un caso di cattura fluviale tra i meglio studiati al mondo si ha, in Italia, con la cattura del Tanaro e la sua deviazione verso la pianura alessandrina.

In Liguria, in particolare in Val Varenna, abbiamo un caso molto particolare: quello del Torrente Varenna che catturò circa 500 metri del letto del Rio Gandolfi. 

Per approfondimenti sulla Val Varenna e sulle sue speciali meraviglie, segnaliamo un testo un pò datato ma consigliatissimo che con un pò di fortuna si può trovare nei mercatini:

CAPOCACCIA ORSINI-CORTESOGNO-MARTINI-MONTANO, 1986- “Alla scoperta della natura nell’alta Val Varenna”, Genova.

Buona lettura

Francesca Fabbri                                                                                                                              comitato scientifico sezionale

 

UN INTERESSANTE FENOMENO DI “CATTURA” (FLUVIALE)

Enrico MARTINI

Al liceo la mia professoressa di matematica, di fronte alla figura da me disegnata sulla lavagna, diceva: “Ragionare bene sulla figura fatta male”.

All’università la professoressa che svolgeva le esercitazioni di anatomia vegetale mi diceva: “Enrico, quando sono giù di morale vengo a vedere i disegni che hai fatto sull’album, rido come una matta e il mio morale si eleva”.

Nonostante mi impegnassi, ho sempre disegnato come una gallina sbronza. Anche questa volta non faccio eccezione. Il disegno a destra vorrebbe essere un ingrandimento della porzione centrale del disegno a sinistra, e dare un’idea della geografia di una zona risalente a migliaia di anni fa (in nero il crinale, in blu il corso d’acqua principale, in celeste un suo piccolo affluente).

Scendiamo nei particolari. Ci troviamo in una valle del ponente della città di Genova, la Val Varenna, diretta in senso nord-sud; il torrente di fondovalle si chiama appunto Varenna. Il solco vallivo termina tra i due quartieri di Multedo e di Pegli, entrambi sul mare. L’affluente indicato in celeste chiaro è il Rio Gandolfi. Il disegno intende mostrare la geografia della zona quale doveva apparire migliaia di anni fa: con tutta probabilità il Gandolfi doveva sfociare nel Varenna molto più a sud rispetto alla situazione attuale; un piccolo crinale separava infatti i due corsi d’acqua.

Procediamo con ordine. Decenni fa abitavo presso la foce del Varenna. Percorrendo la valle verso monte, mi aveva stupito la presenza di un piccolo rilievo nel fondovalle che, in base all’azione erosiva di un corso d’acqua, protrattasi per millenni, non avrebbe dovuto esistere (i locali chiamano questa collinetta, significativamente, “l’isola”). Una valle fluviale, in sezione, si presenta come una lettera “V”; la Val Varenna faceva eccezione. Un pignolo come me non poteva fare spallucce: doveva indagare. Eccovi la mia spiegazione.

In base al principio d’inerzia, un corso d’acqua tende a procedere rettilineamente salvo deviare, ad esempio, quando una rupe massiccia o un piccolo crinale lo obbligano ad effettuare una curva.

Un tempo il Varenna scorreva in una valletta sopraelevata, dove oggi notiamo la presenza di una strada. Le acque che, in basso a destra, vediamo scendere a valle, sono quelle del Varenna e del Gandolfi, unite insieme. Interpretiamo questa fotografia …

Il crinale individuato con un tratto rosso scende oggi a capofitto, terminando, sul fondovalle, nel letto dell’attuale torrente Varenna. In tempi remoti, invece, doveva continuare verso l’alto fino a raccordarsi con un pendio rupestre incombente sul solco vallivo. Osservate l’immagine che segue.

TCe: tratto di crinale eroso; SvG: solco vallivo del Gandolfi; SvV: solco vallivo del Varenna

Per eliminare un tratto rupestre di crinale di queste dimensioni saranno state necessarie innumerevoli piene dei due corsi d’acqua: di regola Gandolfi e Varenna hanno portate modeste. D’altronde l’energia cinetica che le acque possono sprigionare è tremenda, indirettamente dimostrata dalle dimensioni dei massi fluitati a valle che ingombrano il letto dei due torrenti. Gandolfi e soprattutto Varenna incisero sempre più profondamente il crinale finché le acque del secondo, demolito l’ultimo diaframma, rispettando il principio d’inerzia discesero rettilineamente irrompendo nel letto del Gandolfi. Ecco l’attuale confluenza dei due corsi d’acqua.

Ed ora  il corso unificato delle due vie d’acqua, verso valle.

Evidente pure il dislivello tra la valle “fossile” del Varenna e quella attuale, comune a Varenna e Gandolfi.

Il fenomeno si definisce “cattura fluviale”: il Gandolfi ha “catturato” il Varenna.

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